La split action dei Golden State Warriors

Il movimento più immarcabile degli Splash Brothers.
La split action dei Golden State Warriors

Chiunque abbia visto anche solo una partita dei Golden State Warriors da quando Steve Kerr ne è diventato allenatore nel 2014, avrà sicuramente notato una particolare azione di gioco che si sviluppa sul perimetro quando la palla va in post basso e prende il nome di “Split action”.

L’arte dello “split” (frame 1) - situazione in cui la palla va in post basso e c’è un blocco perimetrale tra esterni - venne resa celebre dai Chicago Bulls già durante gli anni 90' come movimento inserito all’interno della Triple Post Offense, e come abbiamo già detto più volte molti principi dell’attacco triangolo di Tex Winter sono stati “rubati” da coach Kerr che di quei Bulls fu giocatore, anche decisivo.

Non appena Kerr si è insediato sulla panchina dei Warriors ha subito installato nel playbook la “split action” come vera e propria fonte di gioco da cui creare rebus tutt’ora irrisolti per ogni difesa NBA, innescata automaticamente ogni volta che i suoi mandano la palla in post basso. 

L’azione è banale, ma ciò che la rende immarcabile è la capacità dei Warriors di “aprire” il blocco (da qui il nome “split” che tradotto in italiano significa appunto spaccare, dividere, aprire) leggendo e reagendo di fronte alle scelte che fa la difesa: Il blocco infatti può essere sfruttato (frame 2), rifiutato (frame 3), fintato con uno “slip” (frame 4), o invertito (frame 5) se è il passatore che sfrutta, al fine di creare tiri aperti in “catch & shoot”, tagli a canestro e produrre vantaggi che possono essere estesi anche ai giocatori non direttamente coinvolti mettendo in moto il famoso e famigerato gioco senza palla marchio di fabbrica dei Warriors.

Come se non ciò non creasse già abbastanza grattacapi alle difese i Warriors sono machiavellici nel potenziare la “split action” usando lo stratagemma del blocco al bloccante, “screen the screener action” che spesso viene riassunta sotto l’acronimo “STS”. In questo caso prima dello “split” viene coinvolto un terzo giocatore che viene bloccato (frame 6) per rubare a canestro o può sfruttare un doppio blocco (frame 7).  

I Warriors oltre a giocare la “split action” appena descritta nel normale flusso di gioco, hanno una serie di set codificati che servono a mettere i giocatori giusti al posto giusto e da lì costruire gioco e opportunità per gli Splash Brothers.

Il primo set inizia con un blocco UCLA per il giocatore da mandare in post basso (frame 8) e un secondo blocco sempre a scendere per il giocatore in punta che non è altro che l’inizio della “screen the screener action” che si chiude con lo “split” (frame 9).

Il secondo set permette di ribaltare il lato e agevolare la ricezione in post basso con un “cross screen”, ovvero un blocco orizzontale sulla linea di fondo (frame 10). Da qui si arriva allo “split” finale dal blocco al bloccante (frame 11) o di doppio blocco al bloccante (frame 12).

Il risultato è una serie non predeterminate e impronosticabili di situazioni vantaggiose che la difesa deve concedere all’attacco e che l’attacco dei Warriors è bravo a “intercettare” e punire grazie al QI cestistico di Steph Curry, Klay Thompson e in particolare di Draymond Green, altro tassello spesso importante nella riuscita della giocata con le sue doti di passatore e/o di bloccante.

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Postato da David Breschi

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Graphic & WebDesigner.
Allenatore di base.
Scrive di NBA per @lUltimoUomo.
Will Ferrell & John Belushi lover.