La Transizione Difensiva

Dai concetti chiavi dal settore giovanile fino alle squadre senior. Prima parte.
La Transizione Difensiva

Quando parliamo di transizione difensiva non possiamo fare a meno di constatare come in merito a questo argomento si reperisca poco materiale, ma soprattutto notiamo quanto venga affrontato relativamente. Forse perchè l’inversione attacco-difesa più che raccontata va allenata? O forse perché ci sono molte cose da fare sul campo e poche da dire? Indipendentemente dalle risposte a questi quesiti credo però che sia necessario sviluppare i concetti da dare alla squadra affinchè essi siano pochi, basilari e semplici per affrontare in modo analitico l’argomento senza lasciare niente al caso. In questo articolo mi porrò l’obiettivo di approfondire alcuni focus e le relative regole all’interno di un percorso U13/prima squadra, consapevole che ognuno di noi ha la sua opinione dettata dalla propria esperienza e che ovviamente non esistono verità inconfutabili. Per partire dalla nostra analisi dobbiamo definire chiaramente cosa intendiamo per transizione difensiva, ovvero la capacità di passare nel minor tempo possibile da una condizione di possesso palla ad una di recupero difensivo. In merito a questo principio dobbiamo necessariamente citare tre obiettivi cardine che una difesa vincente deve obbligatoriamente porsi:

  1. Non concedere facili lay-up.
  2. Non concedere facili canestri in contropiede.
  3. “Controllare il proprio tabellone", non concedere rimbalzi offensivi e di conseguenza secondi tiri (no second chance points).
  4. Proteggere il canestro con responsabilità individuale e di squadra.

Partiamo analizzando i vari punti: il primo di quest’ultimi è un necessario riferimento al fatto che a difesa schierata non vogliamo concedere canestri in lay-up. Subire canestri facili a livello mentale comporta una maggior probabilità di attaccare in disequilibrio e di conseguenza di rientrare in modo scorretto e non efficace creando un circolo vizioso. Facendo invece riferimento al punto 2, sarà necessario come detto, attaccare in modo efficiente ed equilibrato: se perdiamo palla in zone critiche non sarà semplice recuperare, così come se facciamo una pessima scelta di tiro. Da questi punti emerge il chiaro concetto che da una buona transizione offensiva si genera una buona transizione difensiva. Nello stesso concetto rientrano i punti 3 e 4 anch’essi vincolati al principio chiaro di non concedere seconde possibilità di tiro. A livello mentale subire uno o addirittura due rimbalzi offensivi crea un notevole “danno” mentale e fisico, difendere per più di 24 secondi non aiuta ne la testa, ne il corpo. Allo stesso modo proteggere il canestro con responsabilità individuale e eventuali aiuti di squadra può generare un successivo buon attacco ed una conseguente buona difesa.

QUANDO PARLIAMO DI TRANSIZIONE DIFENSIVA

Si parla di transizione difensiva, come precedentemente detto, quando avviene un passaggio dall’attacco alla difesa, per questo tale situazione si verifica a seguito di un tiro o di una palla persa con un conseguente recupero dell’attacco. Per quanto riguarda la prima casistica, quella legata al tiro, dobbiamo specificare che “il campanello d’allarme della transizione difensiva” parte nel momento dell’atto di tiro. Quando l’attaccante sta alzando la palla per tirare i compagni dovranno per forza di cose sapere in che regime ci troviamo, ovvero il passaggio da attacco a difesa.

ASPETTO MENTALE, FISICO E TATTICO

Se l’aspetto fisico è indubbiamente allenabile, dobbiamo chiarire che anche l’aspetto mentale e quello tattico lo sono. Facciamo un semplice esempio, se proponiamo un esercizio di transizione difensiva, nel Diagramma 1-1b sono disegnati otto giocatori che fanno tap-in, al via del coach chi ha la palla attacca al canestro opposto. Se esplicitiamo alla squadra il nostro focus sull’idea di non subire canestro nel “passaggio di stato attacco-difesa”, sarà estremamente probabile che raggiunto questo obiettivo i difensori diminuiscano la loro concentrazione sulla successiva difesa a metà campo. Per questo motivo nell’allenare l’attenzione (aspetto mentale) è utile proporre esercitazioni che portino a giocare almeno quattro campi (due ripetute a squadra). Altro esempio di come si possa allenare la concentrazione e l’aspetto mentale nella transizione lo potete osservare nel Diagramma 2 dove l’attacco sta giocando 4c4, il coach chiama la palla al giocatore che ne è in possesso, quest’ultimo deve passargliela e contemporaneamente l’assistente (posizionato fuori dal campo) mette in campo un secondo pallone verso i difensori che attaccano. In questa situazione i giocatori, non sanno come e quando potranno ritrovarsi in una situazione di recupero difensivo, così facendo saranno fortemente incentivati a stare PRONTI mentalmente e a parlare. Per questo tre parole chiave nel nostro insegnamento dovranno essere CONCENTRAZIONE, AGGRESSIVITÀ, INTENSITÀ E COMUNICAZIONE, intorno ad esse dovrà girare la nostra difesa.

diagramma 1

diagramma 1b

diagramma 2

NELLA TRANSIZIONE DIFENSIVA GLI ACCOPPIAMENTE DIFFICILMENTE SARANNO SPECULARI

Nel passaggio da attacco a difesa dovremo far capire ai nostri giocatori, fin da piccoli, che dovranno prendere “in consegna" l’attaccante più vicino a loro. Quante volte vediamo nelle prime categorie giovanili, a volte purtroppo anche in quelle un po' più grandi se non lo abbiamo insegnato prima (è una nostra responsabilità), che un ragazzo invece di difendere sull’attaccante più vicino, che non è il suo, fa una diagonale di dieci metri per cercare il suo uomo lasciando inutilmente un grosso vantaggio all’attacco (Diagramma 3). Per questo dovremo far capire il prima possibile che in transizione difensiva si prende in consegna l’uomo più vicino e non per forza il diretto avversario. Facciamo un esempio: quando stabiliamo le marcature ad inizio gara non per forza tra squadra A e squadra B queste ultime saranno speculari (playmaker marca playmaker, guardia marca guardia opposta e così via), ma è molto probabile che le assegnazioni difensive non corrispondano. Ovvero che la squadra B scelga di difendere con la guardia sul playmaker avversario mentre il team A decida di accoppiare il play con il play (parliamo di un esempio). In questo caso appena è partito il tiro della squadra B, il playmaker della squadra A non si troverà vicino al suo diretto avversario (il playmaker del team B) ma alla guardia che lo sta marcando. Non sarebbe funzionale, per usare un eufemismo, cercare il playmaker avversario ma è certamente più utile difendere sull’attaccante più vicino. Devo fare una necessaria parentesi in merito a quello che ho appena esposto: è chiaro che se riuscissimo a mantenere gli accoppiamenti soprattutto a livello senior, dove potrebbero crearsi dei mismatch, saremo molto più efficienti limitando i rischi, ma soprattutto lavoreremo mentalmente sull’effetto collaterale dell’accoppiarsi con il più vicino. Mi spiego meglio, ogni scelta comporta effetti positivi ma anche effetti indesiderati, nell’accoppiarsi con il più vicino il rischio è senza dubbio (oltre ai mismatch) l’emergere di un possibile atteggiamento pigro: “ho preso il giocatore più vicino a me, stop, io ho fatto il mio", senza fare lo sforzo mentale e fisico di provare (non ovviamente in spazi ampi) a vedere se il proprio uomo è in una zona vicina (i giocatori devono avere la percezione della lunghezza e della larghezza del campo). Quando parlo di cercare l’accoppiamento diretto invece l’ovvio rischio (altissimo) è quello di lasciare libero qualcuno. In definitiva nella transizione difensiva dobbiamo assolutamente accoppiarci con l’uomo più vicino, anche se non è il nostro diretto avversario, consapevoli che se riusciamo a mantenere le marcature (situazione di spazi stretti da coprire, comunicando) avremo un vantaggio nella metà campo difensiva. Tutto questo si ottiene parlando, chi prende la palla dovrà gridare “palla!”, gli altri dovranno comunicare “mio, prendi lui!” etc… Se non parliamo il rischio di subire canestro è altissimo. Purtroppo nella mia esperienza ho osservato come sia difficile far comunicare i ragazzi, soprattutto quelli più giovani, ma questo aspetto va curato in modo determinante in quanto è la chiave di una buona difesa. Da un lato, parlando di transizione difensiva per accoppiarsi senza lasciare nessuno libero, ma in generale in tutte le situazioni (aiuti, blocchi lontano dalla palla, pick & roll). Oltre a dare indicazioni, parlare serve anche a mettere sabbia negli ingranaggi offensivi, in quanto, non è semplice giocare contro una difesa che parla costantemente.

diagramma 3

CERCARE DI ACCOPPIARSI SUBITO PROVANDO A FERMARE LA PALLA O CONTENERE IL RISCHIO RIENTRANDO A PROTEZIONE DEL CANESTRO?

Questa è una domanda fondamentale, ovviamente ogni scelta è legittima e ogni coach può sviluppare il suo pensiero che come visto comporta aspetti positivi e qualche controindicazione (come è naturale che sia). Credo che nelle prime categorie, come vedremo tra poco, sia utile mantenere l’aggressività e la responsabilità a costo di perdere qualcosa in termini di protezione dell’area. Questo perchè il fatto di trovarsi in situazioni non semplici da affrontare è estremamente formativo e porta gli atleti a trovare in autonomia una soluzione utile al fine di risolvere i problemi. Inoltre aggredire mantiene l’aspetto mentale attivo, cosa che in un gruppo giovane è naturale, non ritengo utile in una categoria Under 13-14 per la crescita di un giocatore chiedergli di arretrare verso l’area a priori ma farlo solo con il concetto “nessun attaccante deve trovarsi dietro la schiena del difensore".

Mano a mano che gli atleti crescono e salgono di categoria potremo dare delle indicazioni più precise arrivando in Under 18, stabilendo chi va al rimbalzo offensivo, chi deve fare equilibrio etc...

In prima squadra a mio avviso dobbiamo seguire il concetto che chiamo 8x3 (concetto esposto dal punto di vista offensivo nel mio libro “Pillole di attacco e difesa"). La prospettiva con la quale sfruttiamo questo principio è la seguente: statisticamente sappiamo che i primi 8" in cui gli attaccanti provano a realizzare in contropiede (in corsa) sono i più pericolosi perchè è appena avvenuta un inversione attacco-difesa, i difensori devono accoppiarsi e correre all’indietro, corsa ovviamente meno naturale. I secondi 8” sono quelli a minore rischio di pericolosità (è qui che vogliamo arrivare senza aver subito “danni"), quando l’attacco chiama i giochi “pugno", “elle", “lato" (solo per fare alcuni esempi). Gli ultimi 8" sono nuovamente di alto rischio perchè ci avviamo verso la chiusura dell’azione offensiva e in questa situazione vogliamo continuare a mantenere alta l’attenzione, come detto precedentemente non sedendosi mentalmente sul fatto di non aver subito un canestro in contropiede ma restando vivi e attivi perchè un canestro subito al 24° secondo è pesante da metabolizzare a livello mentale.

Prima di vedere alcune esercitazioni vi presenterò quello che a mio avviso può essere una progressione concettuale relativa alla transizione difensiva dall’Under 13 alla prima squadra.

LA TRANSIZIONE DIFENSIVA NELLE CATEGORIE UNDER 13-UNDER 14

CONTROLLO MOTORIO, ORIENTAMENTO E ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE

Un ragazzo che esce dal percorso minibasket dovrà aver già lavorato sulle capacità coordinative generali e speciali, nel nostro caso parlando di transizione difensiva facciamo riferimento al controllo motorio (cap. coor. gen.), all’adattamento e trasformazione (cap. coord. gen.) ed alla capacità di orientamento (cap. coord. speciale). Quando parliamo di controllo motorio facciamo riferimento alla capacità di controllare e direzionare un movimento, un gesto, secondo un programma prestabilito. In pratica sempre parlando di transizione difensiva ci riferiamo alla capacità di controllare il proprio corpo in movimento in base ai compagni e agli avversari, riconoscere in situazioni dinamiche la linea della palla, la linea avversario-canestro, avversario-palla e la linea canestro-canestro. Per adattamento e trasformazione invece intendiamo la capacità di trasformare e di adattare il programma motorio in relazione alle modificazioni improvvise delle situazioni motorie che si verificano durante il gioco. Credo che su quanto appena detto ci sia poco da specificare, essendo l’adattamento e trasformazione una capacità centrale parlando di transizione. L’etimologia dalla parola transizione deriva dal latino transitio -onis, “di transire" ovvero “passare da". Nel nostro sport, ad esempio, mentre si sta svolgendo un’azione improvvisamente accade qualcosa che varia la situazione, per questo il giocatore deve essere in grado di adattarsi e trasformare la situazione. Infine l’orientamento è la capacità di determinare e variare la posizione e i movimenti del corpo nello spazio e nel tempo, in riferimento ad un campo di azione ben definito. In pratica è la capacità di conoscere e riconoscere lo spazio a disposizione nello spazio di gioco (lunghezza e larghezza ma anche la conoscenza del campo e la percezione dello stesso in un contesto in cui ci sono altri giocatori ).

Partendo dal presupposto che nel minibasket il nostro atleta abbia lavorato su questi aspetti, andiamo a vedere nel dettaglio le regole che daremo ad un gruppo Under 13-14:

  1. Chi è più vicino al canestro può andare a rimbalzo offensivo.
  2. Non si può andare a rimbalzo offensivo in più di 3 giocatori (Diagramma 4).
  3. Chi si trova sui tre punti ha la facoltà di leggere il rimbalzo lungo, se pensa di poter prendere la palla può andare, ma dobbiamo far capire che se chi va a rimbalzo in questa situazione non riesce ad entrare in possesso della palla rischiamo di subire contropiede (responsabilità).
  4. I giocatori più vicini a metà campo devono controllare di non aver nessuno alle spalle, in quel caso devono correre indietro.
  5. Fermare la palla il prima possibile, se realizziamo dobbiamo andare ad anticipare l’apertura mentre se sbagliamo il tiro il giocatore più vicino alla palla si accoppierà con essa cercando di rallentarla o meglio fermarla (Diagramma 5).

NOTA: LA TRANSIZIONE DIFENSIVA INIZIA CON L’ATTO DI TIRO DELL’ATTACCANTE, DOBBIAMO FARLO PRESENTE E DOBBIAMO ALLENARLO.

diagramma 4

diagramma 5

LA TRANSIZIONE DIFENSIVA NELLE CATEGORIE UNDER 15-UNDER 16

SECONDO STEP E REGOLE DI EQUILIBRIO DIFENSIVO

Facciamo adesso un passo in avanti nella crescita cestistica del giocatore e iniziamo a parlare degli obiettivi che in linea generale vogliamo porci. Devo fare una necessaria precisazione: non tutti i gruppi sono uguali, per cui si parla di idee che possono essere adeguate se necessario in base alle competenze della squadra, questo è un aspetto determinante da comprendere. Fatta questa importante premessa andiamo a vedere quelli che sono i nostri propositi:

  1. Chi è più vicino al canestro può andare a rimbalzo offensivo.
  2. Non si può andare a rimbalzo offensivo in più di 3 giocatori.
  3. Chi si trova sui tre punti ha la facoltà di leggere il rimbalzo lungo, se pensa di poter prendere la palla può andare, ma dobbiamo far capire che se chi va a rimbalzo in questa situazione non riesce ad entrare in possesso della palla rischiamo di subire contropiede.
  4. Il giocatore più vicino alla metà campo deve correre sulla linea di tiro libero difensiva e gridare “area-area" per far sapere che abbiamo copertura del canestro.

Il secondo giocatore più vicino a metà campo non aggredisce la palla a prescindere dalla situazione ma dovrà:

  • Anticipare l’apertura o aggredire la palla se si trova in quella porzione di campo (Diagramma 6).
  • Anticipare l’apertura o aggredire la palla se la squadra ha realizzato un canestro.
  • Se non si trova in zona di apertura o vicino alla palla corre fino al cerchio di metà campo e da questa posizione decide di aggredire la palla (indicativamente sui tre punti) se quest’ultima non ha preso velocità, in caso contrario arretra verso i tre punti difensivi e poi si accoppia con il giocatore più vicino (Diagramma 7).

diagramma 6

diagramma 7

LA TRANSIZIONE DIFENSIVA NELLE CATEGORIE UNDER 18-PRIMA SQUADRA

NEI MOMENTI DIFFICILI DOBBIAMO CHIUDERE BENE PORTE E FINESTRE, CERCHIAMO DI NON FAR ENTRARE IN CASA VISITE INDESIDERATE.

Sergio Scariolo

Sergio Scariolo recitava questa frase riferendosi alla transizione difensiva, oggetto del clinic di Trento (27-28 Giugno 2015). Quando parliamo di prima squadra e categorie che si avvicinano al mondo senior (biennio under 18), il coach della nazionale spagnola e vice allenatore di Nick Nurse ai Toronto Raptors, in quell’occasione faceva chiaro riferimento a come sia determinante in un momento critico di inversione attacco-difesa non subire canestri facili, dando priorità ad un rientro difensivo equilibrato, in sostanza una scelta più conservativa. Come abbiamo detto i primi 8secondi sui 24 totali sono di altissimo rischio per la difesa, in quei momenti non vogliamo dare all’attacco quello che vuole, ovvero, canestri facili in contropiede. A seguito di altri clinic e testi in cui sono presenti modi diversi di vedere e leggere la situazione, ho unito a questi ultimi il mio pensiero e la mia esperienza sul campo (quello che ho fatto in pratica in questi anni ma che ho anche modificato parzialmente a seguito di varie riflessioni). Il risultato è ciò che vi propongo e che non ho la presunzione di presentare come unica strada percorribile su molte a disposizione.

  1. 4 e 5 vanno sempre a rimbalzo (Diagramma 8).
  2. 3 va a rimbalzo se si trova sul lato opposto al quale parte il tiro (lato debole), in Under 18 possiamo decidere di mandare più in generale l’esterno opposto a dove parte il tiro, dato che non sempre è possibile identificare la differenza tra 2 e 3, per questo possiamo decidere il base alla squadra. In definitiva a rimbalzo può andare 3 o l’esterno purchè sia disposto sul lato opposto a dove viene scoccato il tiro. (Diagramma 8).
  3. Il giocatore più vicino alla metà campo sprinta sulla linea di tiro libero e grida “area-area".

L’altro esterno corre nel cerchio di metà campo (Diagramma 8bis) e qui possiamo fare 3 scelte:

  • Se la palla prende velocità vogliamo che sprinti dentro i tre punti e solo dopo si giri per accoppiarsi.
  • Se abbiamo realizzato o se la palla non prende velocità possiamo prenderla in consegna a metà campo.
  • Se abbiamo necessità di mettere pressione possiamo dare come indicazione di andare a prendere la palla sui tre punti offensivi, solo se quest’ultima non prende velocità.

4 e 5 nel loro rientro difensivo dovranno:

  • Il primo che arriva deve fermarsi sui tre punti, in una pallacanestro in cui si giocano sempre più DRAG (Pick & Roll in transizione) non possiamo permetterci di difendere 1c2 mandando il primo lungo dentro l’area (Diagramma 9bis)
  • Il secondo lungo che arriva prende l’area (Diagramma 9bis) o se marca un 4 esterno accoppiarsi sui tre punti.

N.B:

  • se il secondo esterno si trova vicino all’apertura possiamo concedergli la possibilità di restare ad anticipare (solo in questo caso).
  • 4 e 5 non devono restare a mettere pressione ai rimbalzisti ma devono sprintare indietro (con responsabilità già esposte sopra), possono ostacolare il passaggio di apertura solo se si trovano vicini a chi prende il rimbalzo (solo in questo caso).

diagramma 8

diagramma 8b

diagramma 9

diagramma 9b

DIFESA LONTANO DALLA PALLA

Se ci troviamo ancora in una situazione di alto rischio abbiamo necessità di far vedere ingombro fisico all’attacco, per questo giocheremo aperti (Diagramma 10).

diagramma 10

DIFESA SUL DRAG PICK AND ROLL

Nel caso di difesa sul drag avremo nel nostro sistema tre possibilità di scelta:

  • Difesa DROP con il difensore del palleggiatore che passa sopra il blocco, il difensore dell’ala si troverà in nail position pronto ad eseguire uno stunt e tornare. Aggiungiamo che non essendoci in questo contesto il difensore preposto all’aiuto sul rollante (il difensore in angolo trovandosi “solo" non può lasciare il rispettivo attaccante), dovremo per questo sfruttare lo stunt del difensore dell’ala sinistra (Diagramma 11). Appena il difensore del bloccante vede l’eventuale palleggio non più verticale ma laterale (grazie allo stunt) tornerà sul bloccante, guadagnando un attimo determinante nel recupero.

diagramma 11

  • Altra possibilità è passare sotto (UNDER): questo tipo di scelta può venir fatta per vantaggio di spazio, ovvero il blocco è alto, sopra la linea dei tre punti (fuori range di tiro per il palleggiatore). Possiamo però decidere di fare questa scelta anche a priori, in quanto per l’attaccante prendere un tiro ad inizio azione con ancora tanti secondi da giocare e senza che i compagni abbiano toccato la palla non genera certamente una conclusione in confort. Faremo questa scelta (under) consapevoli che non comporta problemi di aiuti o rotazioni (Diagramma 12-12bis).

diagramma 12

diagramma 12b

Come ultima possibilità presentiamo la situazione di SQUEEZE, ovvero il difensore del bloccante “spinge e si schiaccia" sul proprio avversario per far passare il difensore del palleggiatore in quarta posizione. Il difensore del bloccante dovrà tenere una mano alta a cercare di ingombrare lo spazio aereo per coprire (diciamo più correttamente per provare a togliere comfort) ad un eventuale tiro dietro il blocco, scelta che in ogni caso siamo consapevoli che con la difesa “squezee" concediamo all’attacco. Nonostante ciò ripetiamo che effettuare un tiro in quel contesto di tempo non è assolutamente semplice (Diagramma 13).

diagramma 13

Fine prima parte
Ti è piaciuto? Condividilo!

Postato da Gabriele Pardini

11

Allenatore Nazionale, Istruttore Nazionale Minibasket, FIBA Coach e componente del CNA regionale Toscana.
Esperienza come responsabile di settore giovanile e Minibasket.
In categorie Senior capo allenatore dalla serie C SILVER e GOLD fino alla serie B.