Il Secondary Break di North Carolina
Tramandato da Dean Smith a Roy Williams, il gioco in transizione di North Carolina è uno dei segreti del successo dei Tar Heels negli ultimi 40 anni.Le certezze nella vita sono la morte, le tasse ed il “Secondary break” di North Carolina.
Il “Secondary Break” non è altro che la transizione dei Tar Heels di North Carolina ed uno dei marchi di fabbrica dell’ateneo: sviluppato dal leggendario Dean Smith nei suoi quasi 40 anni da allenatore a Chapel Hill per entrare nel suo formidabile "passing game" direttamente da contropiede, è ancora oggi il punto di riferimento della pallacanestro di Roy Williams, suo allievo e assistente storico negli anni '8o, capo allenatore dei Tar Heels ininterrottamente dal 2003.
La transizione di North Carolina fa parte del cosiddetto “contropiede numerato” in cui ad ogni giocatore è assegnato di default uno spazio da occupare in transizione, che deve correre più velocemente possibile. Il termine “secondary break” identificata la situazione in cui le guardie non riescono a creare vantaggi 2 contro 1 o 3 contro 2 dalla corsa, quindi aspettano l’arrivo dei due lunghi a rimorchio e giocano per loro.
Vogliamo che i nostri lunghi tocchino palla ogni azione. Il nostro gioco è concepito per mandare palla dentro ogni volta che ne abbiamo l’occasione.
- Roy Williams
Il secondary break di North Carolina è intriso di concetti del passing game di Dean Smith, evidenziato dai continui ribaltamenti di lato che ne sono il motore con la ricerca spasmodica di situazioni vantaggiose di alto/basso. Altra caratteristica peculiare di questo attacco in transizione è il susseguirsi di opzioni percorribili dall’attacco se la difesa nega i passaggi chiavi del gioco.
Questo transition offense fa parte dell’eredità cestistica di North Carolina al pari dei grandi giocatori che hanno vestito la maglia dei Tar Heels - da Micheal Jordan e James Worthy, passando per Vince Carter, Jerry Stackhouse e più recentemente Danny Green - ed è parte integrante del programma cestistico di un college che ha sempre anteposto la continuità del proprio sistema di gioco al talento individuale dei giocatori. Sono decenni infatti che North Carolina si presenta al via di ogni stagione con una campagna di recruiting che raramente porta a Chapel Hill i migliori talenti in assoluto, ma quelli in grado di integrarsi nel sistema.
Per il nostro tipo di gioco l’ideale è non far mai schierare la difesa e giocare la nostra transizione per tutta la partita.
Ancora parole e musica di Roy Williams, che al timone dei Tar Heels ha vinto 3 titoli NCAA e raggiunto per 5 volte le Final Four affidandosi sempre al solito principio: correre in contropiede, sempre, da errore degli avversari o da canestro subito.
Finito il primary break la situazione che si presenta è (#1): 1 è il playmaker che spinge la palla su un lato, 3 e 2 corrono corsie laterali fino a sotto il prolungamento del tiro libero, 5 è il rim runner (primo rimorchio) che corre la corsia centrale per ricevere in area direttamente o tramite sponda, 4 è il trailer (secondo rimorchio) che arriva in punta per ricevere.
Appena 4 riceve cerca allineamento alto/basso con 5 che non smette di lavorare offrire una ricezione (#2). Se la palla non arriva a 5, si entra nel meccanismo basico della transizione (#3) con 4 che ribalta per 2, 5 che segue la palla sul lato forte e 3 che mette un piede in area e sale a bloccare cieco per 4 verso il lato debole. Il blocco cieco tra le ali era la soluzione più cavalcata da Dean Smith per esaltare le doti atletiche di James Worthy e Michael Jordan.
Se 4 non può ribaltare la palla perchè 2 è anticipato (#4), 2 può leggere il backdoor e 4 può ripassare la palla a 1, sfruttando ugualmente il cieco di 3 stavolta su lato forte.
Se 2 non riesce a mandare la palla a 5 la passa a 3 (#5) che dopo il cieco esce in punta mentre 4 blocca orizzontale per 5. Dopo il blocco orizzontale i due lunghi si aprono alla palla per ricevere spalle a canestro (#6).
Se 2 invece riesce a mandare la palla in post basso (#7), 3 anzichè uscire in punta si gira e va a portare insieme a 2 un blocco stagger perimetrale per 1 che oltre a tenere occupata la difesa mentre 5 gioca il suo 1c1 in avvicinamento serve a creare opportunità di tiro da fuori. Mentre accade tutto ciò 4 resta basso sul post opposto e lavora per prendere posizione a rimbalzo.
Se il ribaltamento per 3 è negato, 3 blocca per 1 che diventa la nuova punta per il ribaltamento (#8).
Nel corso degli anni Roy Williams ha aggiunto opzioni al secondary break: se 4 riceve per il primo ribaltamento e il suo difensore non lo ostacola - magari preparandosi al blocco cieco - può scegliere di passare a 2 e seguire la palla per giocare un pick & roll laterale (#9). Questo da l’input a 3 di non bloccare cieco per 4, ma cambiare target e bloccare orizzontale per 5. Con 2 che dopo il pick & roll sposta la palla sul centro (#10), la rollata a canestro di 4 finisce con una situazione di blocco al bloccante per 3 che esce in ala. Nuovamente l’attacco è tornato nello schieramento con 2 post bassi e 3 esterni con palla in punta.
Quando gli avversari cercano di rompere il passing game negando il primo ribaltamento di lato (#11), il secondary break prevede un’entrata nell’attacco mediante ribaltamento da palleggio con 4 che va a bloccare la palla mentre 3, messo un piede dentro l’area dei tre secondi, blocca cieco la rollata a canestro di 4 in una situazione di screen the ball screener, una versione antesignana del moderno “Spain Pick & Roll”.
Dopo un paio di ribaltamenti se non è stato creato nessun tipo di vantaggio per i due lunghi, la palla torna in punta - spesso in mano al playmaker o all’esterno più creativo dal palleggio - ed il gioco si chiude con un pick & roll (#12) centrale e rimpiazzo in punta del lungo non coinvolto come bloccante.
Conclusioni
Negli anni ‘70 l’attacco in transizione di Dean Smith era talmente rivoluzionario che è stato copiato praticamente da ogni allenatore collegiale e non diventando con il tempo il “framework” per le transizioni moderne. Ad esempio la Motion Strong, la Motion Weak e la situazione Push Empty di Gregg Popovich hanno le proprie radici proprio nel Secondary Break di Dean Smith. Il suo erede Roy Williams ha saputo adattarlo alle esigenze odierne con alcuni ritocchi in grado di renderlo attuabile anche nel basket moderno.
Per il variopinto e pittoresco mondo NCAA è un attacco in transizione che trova ancora una sua logica - è bene ricordare che a livello collegiale le azioni durano 30 secondi per cui c’è tempo per ribaltare almeno 2 volte il lato per giocare con i lunghi - ed ha permesso a diverse generazioni di giocatori di formarsi a livello tecnico e tattico. Molti di loro oggi giocano ad alti livelli nella NBA e sono giocatori di sistema molto apprezzati dagli allenatori.
Come base da cui partire potrebbe essere un eccellente metodo di insegnamento delle varie fasi del contropiede per squadre altamente strutturate che vogliono correre e coinvolgere nel gioco i propri lunghi.
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Postato da David Breschi
Graphic & WebDesigner.
Allenatore di base.
Scrive di NBA per @lUltimoUomo.
Will Ferrell & John Belushi lover.