Allenare al tempo del Coronavirus

Riformare la modalità di gestione degli allenamenti per far fronte a incertezze e limitazioni dovute allo stato emergenziale.
Allenare al tempo del Coronavirus

Lo stato emergenziale imposto dalla circolazione del virus Covid-19 ha segnato il mondo sportivo, dapprima con la brutale sospensione di ogni attività imposta dal lockdown di marzo, e poi con la gestione della ripartenza, resa estremamente farraginosa dal rispetto dei vari protocolli anticontagio diffusi dalla Federazione.

I protocolli che si sono succeduti hanno gradualmente modificato la possibilità di fare allenamento e di conseguenza hanno costretto allenatori e istruttori a “riformare” il proprio metodo di gestione dello stesso più volte nell’arco di pochi mesi.

Le prime difficoltà da dover affrontare sono state quelle relative alla sanificazione di impianti e strumenti: infatti non tutte le società hanno avuto la possibilità di accedere da subito agli impianti (anzi, molte sono riuscite ad accedere solo nei primi giorni di  Ottobre) e chi, al contrario, ha potuto utilizzare gli impianti ha dovuto fare i conti con la gestione delle igienizzazioni da espletare all’inizio e alla fine di ogni allenamento.

I tempi di sanificazione hanno portato, nella migliore delle ipotesi, alla riduzione dei tempi di allenamento: considerati gli intervalli da rispettare tra i vari gruppi sul campo da gioco gli allenamenti sono arrivati a ridursi anche di una ventina di minuti.

L’aspetto fondamentale che però più ha condizionato gli allenatori in questa fase è stata sicuramente la questione CONTATTO/NON CONTATTO.

Se all’inizio il contatto nelle palestre in cui si praticava la pallacanestro è stato di fatto vietato esplicitamente dai protocolli, l’ultimo di questi ha rimandato invece ad apposite ordinanze regionali la possibilità di riprendere ad allenarsi con contatto. Nel mese di settembre (soprattutto in Toscana) questo ha creato grande incertezza sull’effettiva possibilità di riprendere la pratica cestistica nella sua completezza.

Considerata la continua evoluzione altalenante dello stato emergenziale, non sono da escludere passi indietro e il ritorno a limitazioni più stringenti nella pratica della pallacanestro.

Proprio oggi (11/10/2020 ndr) le voci che anticipano il nuovo DPCM paventano nuovi stop o limitazioni per lo sport amatoriale. Premesso che sarà da chiarire cosa sia inteso per “amatoriale” (se questo includa anche il dilettantismo), è implicito a questo punto quanto sia opportuno non dimenticare ciò che abbiamo fatto sui campi in questo periodo e pensare a quali possano essere le migliori modalità di gestione degli allenamenti alla luce degli attuali protocolli ma anche di quelli passati, facendo tesoro delle esperienze fatte.

Contestualizzare i fondamentali

Allenare i fondamentali riveste un aspetto cruciale del lavoro in palestra.

Sempre più spesso si muovono critiche relativamente al poco tempo dedicato a questo aspetto e con la riduzione dei tempi a disposizione è stato sempre più difficile ritagliare maggiori spazi a discapito dei tempi dedicati al condizionamento motorio propedeutici ad attivare la parte dinamica del gioco (laddove siamo in possibilità di fare contatto).

Pertanto a ridursi non dovranno essere gli spazi dedicati ai fondamentali, ma semplicemente questi dovranno essere contestualizzati da subito in maniera dinamica nelle situazioni tattiche che saranno previste e allenate nella fase giocata.

Avendo poco tempo, invece di lavorare su palleggio, tiro, passaggio o addirittura movimenti difensivi con esercizi avulsi dal contesto di gioco - se non addirittura statici - sarà necessario immergere il gesto tecnico che vogliamo allenare (magari in attivazione) nella situazione tattica che lo seguirà nella fase centrale.

Ad esempio, poniamo di voler preparere un allenamento per un gruppo Under 16 sull’utilizzo del pick and roll laterale: nella fase di attivazione sarà opportuno proporre fin da subito esercizi di palleggio e tiro che vadano già a esplorare questa situazione tattica (come in Fig. 1) con la doppia utilità di introdurre già l’argomento tattico durante il lavoro tecnico.

Potrebbe però verificarsi una necessità opposta: nel caso in cui si debba operare in un contesto senza contatto, cioè senza poter arrivare mai alla parte dinamica e agonistica del “giocato”, sarà necessario dedicare quasi per intero gli spazi che abbiamo ai fondamentali tecnici. Ecco che allora renderli più dinamici che possiamo e dare un respiro di situazioni giocabili agli esercizi diventa importante.

Giocare senza contatto

L’abbiamo visto nella prima fase della ripresa delle attività: strutturare un allenamento di pallacanestro senza la possibilità di giocare a pallacanestro è veramente un compito arduo.

Soprattutto con le categorie più giovani rendere appetibile e divertente un allenamento in cui è di fatto vietato giocare non è semplice.

Non è da escludere un ritorno all’attività senza contatto, pertanto se con i gruppi più evoluti sono proponibili esercizi come ad esempio gare di tiro, con i gruppi più giovani (Under 13/14) è necessario studiare qualcosa di più vicino al gioco.

In questo può tornarci utile lo strumento dei giochi di potere tipici del minibasket: vediamone un paio.

Nella Fig. 2 entrambi i giocatori hanno il pallone, e hanno l’obbiettivo di andare a tirare e fare canestro per primi, ma solo 2 ha il potere di decidere in quale momento entrare in area e 1 non potrà farlo finché non lo farà 2, che cercherà quindi di mettere in crisi il proprio avversario con finte ed esitazioni in palleggio.

Possiamo definire a tutti gli effetti questo esercizio un 1c1 senza contatto.

In Fig. 3 invece ad avere il potere è 1. I due giocatori non possono passare in mezzo ai coni per andare a tirare al canestro opposto e cercare di fare canestro prima del proprio diretto avversario. Per avere un vantaggio nell’esercizio 1 può fintare continuamente da quale parte passare e cambiare idea finché non ha passato la linea di metà campo, 2 dovrà passare dal lato opposto. Ovviamente vince chi segna per primo.

Per complicare l’esercizio e chiedere ai giocatori un maggiore sforzo attentivo e di lettura possiamo mettere altri 2 giocatori sull’altro lato del campo, e chiedere a 3 (che ha il potere) di iniziare a lavorare con finte e esitazioni dal palleggio contro 4 già mentre 1 e 2 stanno giocando, con la regola di non poter andare a tirare finché 1 non avrà finito l’esercizio. Questo permetterà a noi di gestire il distanziamento corretto tra più giocatori e al contempo costringerà questi ultimi a gestire l’esercizio tenendo la testa alta e leggendo in quale momento sia più opportuno attaccare.

Nuove variabili in gioco e difficoltà di programmazione

L’incertezza che pervade il movimento sportivo ci porta ad avere a che fare con diverse variabili, tra cui le assenze. Ammesso che si riesca a dare continuità all’attività, dovremo spesso fare i conti con assenze dovute a isolamenti volontari e quarantene, in cui allenatori e i giocatori potranno incorrere in qualsiasi momento. Prevedere stop individuali o di gruppo sarà doveroso, così come lo sarà mantenere un comportamento rispettoso dei protocolli anticontagio all’interno e fuori dal campo.

Il numero di giocatori da poter allenare in campo è cambiato a più riprese negli ultimi mesi: prima 8, poi 12 e infine 16 (senza contare i giocatori previsti in palestra ma al di fuori del campo da gioco). Sarà quindi utile prevedere dei piani organizzativi di riserva che, nel caso di limitazioni più stringenti, ci permettano di organizzare l’attività lavorativa in maniera differente per poter far allenare tutti i membri di un gruppo, magari in sottogruppi.

È implicita a questo punto la difficoltà di programmazione sia nel breve che nel lungo periodo: non è complicato solo preparare un allenamento, ma anche programmare sul lungo periodo gli obbiettivi della propria squadra.

Se per i gruppi più giovani si programma soprattutto in base agli obbiettivi e ai livelli tecnici, man mano che saliamo con l’età e con l’evoluzione del gruppo gli obbiettivi diventeranno anche tattici, fino ad essere strettamente legati ai campionati, ai tornei da affrontare e ai risultati sul campo.

Ad oggi però sappiamo solo che i tornei prestagionali sono stati quasi completamente cancellati (soprattutto per le squadre senior delle minors) e che i campionati sono stati formulati in maniera atipica e circondati da un alone di dubbio sull’effettivo svolgimento (di cui al momento ancora non si vuol parlare esplicitamente).

Quindi più che mai oggi il compito dell’allenatore si rivela estremamente complesso e, se normalmente questo è solito progettare la stagione al suo inizio se non prima, oggi si presenta la necessità di preparare uno o più piani di riserva rispetto al “piano A”.

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Postato da Davide Matteoni

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Istruttore Minibasket.
Allenatore squadre giovanili.
Allenatore squadre senior.
Libero professionista - Consulente del Lavoro.
Mastro birraio.