Le 10 collaborazioni con blocchi di cui dovresti conoscere il nome

Le collaborazioni basate su blocchi sono svariate, queste sono tra le più importanti, efficaci e comuni sui campi da basket di tutto il mondo, ad ogni livello.
Le 10 collaborazioni con blocchi di cui dovresti conoscere il nome

Usare collaborazioni basate su blocchi è un modo molto produttivo e potente per produrre situazioni di vantaggio per l’attacco e nel giocato sono un elemento quasi imprescindibile per ogni allenatore.

Sono dozzine le collaborazioni con blocchi - lontano dalla palla e su palla - che a loro volta possono essere legate ad altre collaborazioni con blocchi per fornire agli allenatori sequenze composte da più blocchi: tra le più famose il T-Game ed i blocchi Flex, che fanno riferimento alla categoria dei blocchi al bloccante, o ancora gli Stagger, ovvero doppi blocchi.

Un difensore non può difendere due cose differenti in fila

Diceva il grande Chuck Daly in riferimento alla difficoltà per un difensore di reagire in modo veloce e preciso a più cose in successione. E’ già difficile difendere su un blocco solo e c’è poco tempo per agire e tanto margine di errore per riuscire anche sul secondo.

Queste sono le 10 collaborazioni strutturate su una combinazione di almeno 2 blocchi che ogni allenatore dovrebbe conoscere.

Molte di queste situazioni prendono il nome da giocatori o da squadre che le hanno “inventate” o ne hanno elevato i concetti a forma d’arte, altre hanno un nome figurato o legato al posizionamento; in ogni caso sono elementi di gioco estremamente comuni su ogni campo da basket ad ogni livello.

1.Utah Screen

Collaborazione che fa riferimento alla categoria blocco al bloccante che si differenzia dal classico T-Game perchè prevede due blocchi diagonali, il primo cieco ed il secondo di contenimento. Era una delle situazione di gioco più famose degli Utah Jazz oltre al celeberrimo pick & roll laterale tra John Stockton e Karl Malone, per rifornire il postino in post basso usando il “talento” - leggasi durezza - da bloccanti di Stockton e Hornacek, sfruttandone al contempo le capacità balistiche in uscita dai blocchi.

2.Iverson Cut Screen

Si tratta di un blocco stagger in allontanamento sfruttabile da lato a lato e posizionato sopra il tiro libero. E’ solitamente usato da un esterno e portato da due lunghi situati ai gomiti alti della zona. E’ chiamato così perchè era la situazione di gioco preferita da Larry Brown ai Philadelphia Sixers per innescare gli 1c1 dinamici di Allen Iverson.

3.Shuffle Screen

Molto simile al blocco Flex con la differenza che non è una situazione di blocco al bloccante, ma sono due blocchi portato dallo stesso giocatore: il primo è cieco e diagonale per favorire una ricezione interna, il secondo è a scendere per favorire una ricezione perimetrale. E’ la collaborazione centrale dello Shuffle Offense inventato negli anni 50 da Coach Bruce Drake e come dice il nome - “shuffle” significa mescolare - serve a sparigliare le carte in tavola e costringere la difesa a difendere su due tagli da lato debole agevolati da blocchi.

4.Elevator Screen

E’ un doppio blocco portato da due giocatori vicini tra loro ma non attaccati che così lasciano spazio a chi lo sfrutta per passare in mezzo. Quando il tagliante passa dentro il doppio blocco i due bloccanti chiudono quello spazio avvicinandosi spalla a spalla tra loro, come le porte di un ascensore che si chiudono. E’ una collaborazione di gioco molto utile per creare spazio a un tiratore ritardando il recupero del difensore.

5.Indy Rip

Si tratta di un passaggio consegnato seguito da un blocco cieco sfruttato a ricciolo dal giocatore che ha passato la palla. E’ una collaborazione moderna, attribuita a Brad Stevens che l’ha sdoganata ad alti livelli con i Boston Celtics ma risalente all’epoca in cui allenava in NCAA a Butler, piccola mid major dell’Indiana che a inizio decennio ha disputato due finali NCAA consecutive. E’ una sequenza che combina un blocco sulla palla - l’handoff - e un blocco lontano dalla palla - il blocco cieco - che serve a creare una reazione difensiva da poter attaccare di lettura per rubare un canestro facile in taglio o aprire spazio per un tiro frontale ad un lungo tiratore.

6.Ram Screen

Altra combinazione di blocchi su palla e lontano dalla palla. Si tratta di un blocco al bloccante del pick & roll per favorirne la corsa verso la palla. Viene usato per agevolare il pick & roll contro difese aggressive che fanno show o cambio sistematico per dare modo al bloccante di arrivare in anticipo rispetto al suo difensore, e al bloccato di avere teoricamente più spazio di manovra per le letture di gioco dopo pick & roll.

7.Horns Flare

Collaborazione composta da un blocco su palla seguito da un blocco in allontanamento per il bloccante. Prende la prima parte del nome dalla situazione iniziale Horns - Corna - che prevede due giocatori ai gomiti a offrire una doppia opzione di blocco sulla palla mentre la seconda parte del nome è dovuta al blocco in allontanamento - Flare screen - sfruttato dal primo bloccante che fa pop perimetrale. Serve a creare spazio al tiratore che sfrutta il flare ma può essere usata anche come diversivo per attaccare il primo pick & roll. Molto utile contro difese contenitive.

8.Spain Pick & Roll

E’ un blocco cieco portato sulla rollata a canestro del bloccante del pick & roll che in America viene chiamato anche “Screen the Ball Screener”, spesso abbreviato per acronimo come STBS. E’ una collaborazione offensiva che negli ultimi anni è esplosa come popolarità soprattutto dopo il massiccio uso che ne ha fatto la Spagna agli Europei del 2015 vinti dagli iberici di Sergio Scariolo. Il nome “Spain” deriva proprio da questo ma Scariolo ed il suo staff non sono stati gli inventori di questa pratica che ha radici molto più remote: esistono prove che questa situazione è stata giocata sia dagli Utah Jazz sul finire degli anni 80 sia dalle squadre di Zelimir Obradovic a inizio 2000, anche se in modo sporadico.

Si tratta di un blocco cieco lontano dalla palla seguito da un blocco sulla palla, entrambi portati dello stesso giocatore. E’ un retaggio della Princeton Offense di Pete Carrill e prende il nome - “Chin” tradotto in italiano significa “mento”, il playmaker la chiamava toccandosi il mento con un dito - da un’opzione di questo attacco che permette al post alto di uscire sul perimetro per favorire con un blocco cieco il taglio backdoor di un guardia. Oltre a permettere di rubare un canestro facile in backdoor, è molto utile per far staccare il difensore del bloccante - che sul cieco dove fare un passo di arretramento per contenere - quindi ritardare la sua copertura sul pick & roll. Proprio questa funzione lo accomuna al Ram Screen.

10.Chicago action

E’ la terminologia utilizzata per indicare una situazione in cui un giocatore sfrutta un blocco lontano dalla palla per andare a prendere un handoff. Il motivo per cui si chiama Chicago Action è sconosciuto, ma è presumibile che sia un concetto sviluppato da qualche squadra della metropoli di Chicago a livello scolastico o universitario. E’ l’ennesima collaborazione che combina blocco lontano da palla a blocco su palla che potrebbe essere letta anche come una tipologia di stagger, il cui ultimo blocco diventa un passaggio consegnato. Come concetto può essere declinato in situazione di Early Offense, quindi come collaborazione in transizione, o come opzione da ribaltamento di lato.

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Postato da David Breschi

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Graphic & WebDesigner.
Allenatore di base.
Scrive di NBA per @lUltimoUomo.
Will Ferrell & John Belushi lover.