Educare all'autonomia nel Minibasket

E' il momento di mettere al centro del nostro lavoro il bambino, con tutti i suoi limiti e tutte le sue potenzialità.
Educare all'autonomia nel Minibasket

Insegnare il Minibasket nel 2020 è certamente più complesso rispetto al passato, quando i bambini correvano per le strade senza preoccuparsi di ginocchia sbucciate o di cancelli da scavalcare per recuperare un pallone. La società cambia sempre più rapidamente, ed i bambini con essa. 

Abbiamo passato un bel po’ di tempo, forse troppo, a lamentarsi di questa condizione, utilizzando frasi fatte come “ai miei tempi…” o “quando giocavo io…”. Non ci siamo però mai messi davvero in gioco come istruttori ed educatori; non abbiamo ancora accettato veramente la sfida che questa società ci pone davanti. 

Questo è il momento di mettere al centro del nostro lavoro il bambino, con tutti i suoi limiti e tutte le sue potenzialità, cercando di adattare il nostro metodo di lavoro a quelle che sono le sue esigenze e i suoi bisogni. Continuare ad entrare in palestra cercando di assecondare, tramite i bambini, quelle che sono le nostre aspettative è diventato da una parte inutile, per il cambiamento sociale in atto, dall’altra molto difficile e di conseguenza frustrante, perché le aspettative di un tempo sono adesso rivolte ad una cerchia troppo ristretta di bambini, troppo piccola per considerare il nostro un “gioco-sport inclusivo”

Questo è il momento di mettere al centro del nostro lavoro il bambino, con tutti i suoi limiti e tutte le sue potenzialità, cercando di adattare il nostro metodo di lavoro a quelle che sono le sue esigenze e i suoi bisogni.

La vera sfida è quindi quella di trasformare le palestre in luoghi di opportunità piuttosto che in luoghi di esclusione e selezione.

Cercare di spiegare l’enorme lavoro dello staff tecnico nazionale in risposta a queste nuove esigenze sarebbe difficile e probabilmente inopportuno in questo articolo. Queste parole vogliono però essere una riflessione iniziale su un termine particolare che il settore minibasket ha messo al centro del proprio lavoro: l’autonomia. Quand’è che un bambino può definirsi autonomo in un determinato contesto? Quando, messo di fronte ad una situazione problematica riesce a risolverla adoperando delle scelte consapevoli e responsabili

Troppo spesso ci rifugiamo però nel somministrare esercizi e gesti tecnici da far ripetere meccanicamente ai bambini, senza far loro attivare processi cognitivi più complessi. Il più delle volte siamo noi istruttori che scegliamo per loro, urlando dalla panchina le soluzioni ai problemi che i bambini si trovano davanti. Ci mettiamo al centro, togliendo inconsapevolmente spazio alla loro crescita.

L’autonomia non può essere circoscritta solo a procedure operazionali di carattere addestrativo, ma fa entrare in gioco fattori più profondi, connessi a capacità coordinative, cognitive e motivazionali. È lì che il lavoro di istruttore-formatore ha un’importanza determinante.

L’istruttore che si appresta veramente a svolgere tale compito non può prescindere dall’accettare la libertà di scelta dei propri allievi. Ciò non significa non intervenire o non accompagnare i ragazzi in un percorso. Significa creare le condizioni affinché un ragazzo diventi protagonista attivo del proprio apprendimento, consapevoli del fatto che i risultati ottenuti faranno parte sia del futuro giocatore ma soprattutto, della futura persona

Se dunque accettiamo questi presupposti, dobbiamo anche accettare l’idea che il bambino libero di scegliere possa sbagliare

Se dunque accettiamo questi presupposti, dobbiamo anche accettare l’idea che il bambino libero di scegliere possa sbagliare. Si tratta di accettare non solo la nostra capacità di tollerare l’errore, ma addirittura di accoglierlo come tappa fondamentale del processo, e di capire che i ragazzi hanno tempi e modi di apprendere differenti.

Sarebbe sicuramente più semplice mostrare una moltitudine di giochi (meglio se a pagamento) ad istruttori affamati di novità. Utilizzarli però senza capirne il senso profondo e il loro valore pedagogico porterebbe solamente ad una gran confusione. La qualità dei giochi proposti è importante, ma è altrettanto importante l’atteggiamento di chi li mette in pratica in palestra. Considerare questo significa assumersi la responsabilità del lavoro di educatore, riconoscendo il valore di un nuovo modello di insegnamento che supporti un minibasket educativo e formativo

La migliore qualità che può avere un istruttore è quindi quello di avere apertura mentale: non col significato di “mente vuota” o “aperta a tutto”, ma col significato di essere capaci di modellare, progettare e adeguare costantemente il metodo al bambino, mettendo sempre in discussione noi stessi come istruttori e le nostre credenze più radicate. 

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Postato da Marco Innocenti

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Istruttore Nazionale Minibasket e Formatore Minibasket.
Laureando Scienze della Formazione.
Forestale.